Collana La Memoria e le Fonti

La collana “La Memoria e le Fonti. Identità e socialità” vuole essere la prosecuzione dell’impegno multiforme rivolto alla divulgazione di temi quali la conservazione e diffusione della memoria, spesso arricchiti dalla testimonianza di chi ha vissuto direttamente le tragiche esperienze della guerra, della lotta per la libertà e per la democrazia, portato avanti nel corso degli anni dall’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari (ANRP). Temi fondanti dei fini statutari dell’ANRP che offre il proprio contributo culturale per ricostruire il passato, dare un senso al presente e progettare il futuro. La memoria e l’identità sono questioni chiave del vivere collettivo ed associato; necessario perciò riflettere su di esse e sui loro effetti nel presente, sia per la crescita degli individui, sia per lo sviluppo delle collettività.

La collana è peer-reviewed, con il metodo double blind, e dispone di un proprio codice etico conforme alle indicazioni del COPE.

Comitato scientifico
Codice etico


La Memoria e le Fonti 2
Dante autore e maestro degli Internati Militari Italiani nell’Inferno del Terzo Reich
a cura di Monica Calzolari – Novalogos 2021

Dante Alighieri, il grande Poeta che ha conosciuto l’esilio e la sofferenza, amato da quanti nei secoli si sono riconosciuti nel suo dolore, è diventato un modello cui fare riferimento per conferire dignità alle tribolazioni individuali e collettive dei momenti più bui, ma anche speranza nel futuro. Non stupisce dunque la ‘fortuna’ di Dante nei campi di concentramento come già tra gli esuli del Risorgimento da Foscolo a Mazzini. Nel 700simo anniversario della morte del poeta non potevano mancare nella collana “La memoria e le Fonti. Identità e socialità” le riflessioni di alcuni studiosi sulla presenza del poeta anche tra gli Internati Militari Italiani. In una teca del Museo “Vite di IMI”, realizzato dall’ANRP – Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia – per ricordare il singolare destino degli oltre 650mila militari italiani internati nei lager del Terzo Reich, fa bella mostra di sé una minuscola Divina Commedia, un’edizione tascabile pregiata, donata al Museo dalla famiglia dell’IMI Claudio Rossi, reperto emblematico per testimoniare quanto gli insegnamenti del sommo Poeta fossero cari a coloro che, nonostante le sofferenze vissute nei lager, scelsero volontariamente di essere uomini liberi. Le Lecturae Dantis sono più volte ricordate tra quelle attività culturali poste in essere per elevare la vita intellettuale degli IMI e contrastare l’abbrutimento che poteva farli soccombere in quel mondo fuori dal mondo che fu l’universo concentrazionario. Mai, come in quei momenti in cui lo spirito avrebbe potuto cedere, sembrò pertinente l’esortazione che Ulisse rivolge ai suoi compagni, citata da Dante nei versi 118-120 del XXVI Canto dell’Inferno: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Un’affermazione fatta propria da Giovannino Guareschi che, nel suo “Diario clan­destino”, rivendica tale dignità di uomini, mai abbandonata: “Non abbiamo vissuto come i bruti. Non ci siamo rinchiusi nel nostro egoismo. La fame, la sporcizia, il freddo, le malattie, la disperata nostalgia delle nostre mamme e dei nostri figli, il cupo dolore per l’infelicità della nostra terra non ci hanno sconfitti. Non abbiamo mai dimenticato di essere uomini”.


La Memoria e le Fonti 1
Quei laceri galloni d’oro
Maria Luisa Marolda – Novalogos 2021

Nella famiglia del Generale del G.N. Alberto Marolda trascorrono cinquant’anni di silenzio sulle vicende sofferte negli anni finali della seconda guerra mondiale. Maria Luisa, la quarta dei cinque figli, che aveva appena due anni durante gli eventi bellici, apprende solo dalla madre ottantenne “il fatto dei marocchini”: mentre il padre era internato nei lager tedeschi, lei, come altre 700 donne violentate sui monti Aurunci, aveva subito una delle più pesanti umiliazioni che una donna può patire. Comincia così una proiezione verso quel dolore, come recupero di tutto ciò che non era stato compreso né condiviso.

Scrivere di questa vicenda è stato, per l’autrice, solo l’ultimo atto di anni di immersione nelle relazioni del padre e di raccolta di fonti e testimonianze, ricostruendo sentimenti personali, mentre diventava imprescindibile la ricerca storica. Il “No!” pronunciato dagli “irriducibili” nei lager, a rischio della vita per due anni, il contemporaneo brutale incontro con i “goumiers” della popolazione sfollata sugli Aurunci, offrono immagini che hanno la forza della storia più vera e trascurata, quella vissuta dagli individui, che nelle prove più dure, semplicemente, non hanno dimenticato i propri valori.