La collana “Guerre e dopoguerra. Ricerche storiche dell’ANRP” rappresenta la prosecuzione, sul versante della ricerca storica, dell’impegno multiforme sviluppato nel corso degli anni dall’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari (ANRP) sui temi che rappresentano la sua ragione sociale e con la peculiarità che l’ha contraddistinta: attenzione precipua al nesso grande storia/piccola storia attraverso sia la ricostruzione delle biografie di chi dagli eventi presi in esame sia stato coinvolto/travolto, sia l’analisi delle logiche che hanno guidato i decisori politici e, eventualmente, i responsabili delle tragedie che ne siano scaturite.
La collana è peer-reviewed, con il metodo double blind, e dispone di un proprio codice etico conforme alle indicazioni del COPE.
Comitato scientifico
Codice etico
Guerre e dopoguerra 10
Nelle prigioni del Terzo Reich
Detenzione e lavoro forzato degli italiani carcerati in Germania 1943-1945
Andrea Ferrari – Novalogos 2021
Diverse migliaia di italiani entrarono nelle carceri tedesche dopo l’8 settembre 1943.
Se ne ricostruiscono qui le vicende, tra loro anche assai diverse, grazie ad una approfondita ricerca nei principali archivi italiani e tedeschi.
Tra loro c’erano donne e uomini, detenuti politici e comuni, civili e militari inviati nelle carceri del Reichsjustizministerium o della Wehrmacht a seguito di condanne di tribunali tedeschi in Italia o in altri territori occupati, di corti straordinarie nelle Zone di operazioni OZAV e OZAK, o trasferiti dalle prigioni della RSI per essere usati come manodopera nelle fabbriche di armi del Reich, o condannati in Germania per reati commessi dove erano impiegati come lavoratori civili/coatti o come internati militari.
Tutte e tutti costretti a vivere in condizioni che non di rado provocarono esiti drammatici.
Guerre e dopoguerra 8
Dalla Liguria al Reich
Tra Fascismo monarchico e Repubblica Sociale Italiana
Irene Guerrini e Marco Pluviano – Novalogos 2021
Dal 1938 al 1945 dalla Liguria partirono almeno 14.000 uomini e donne alla volta del Reich nazionalsocialista, nell’ambito del gigantesco trasferimento di forza lavoro operato dai tedeschi in tutta Europa. Spinti dapprima dalla disoccupazione e dai bassi salari dell’Italia fascista, dopo l’Armistizio furono in grande maggioranza vittime di retate urbane, rastrellamenti nelle campagne e nei piccoli centri, razzie nelle fabbriche in occasione degli scioperi, prelievi dalle carceri di detenuti politici e comuni. Tra settembre 1943 e gennaio 1945 almeno 9.000 uomini e donne rappresentarono il contributo della Liguria al lavoro italiano nel Reich, che, in forma largamente coattiva, vide il trasferimento oltre il Brennero di almeno 100.000 nostri connazionali.
Guerre e dopoguerra 6
L’Ufficio liquidazione INCE: un fondo d’archivio tra fascismo e repubblica
Enrico Serventi Longhi – Novalogos 2021
Per la prima volta viene messo a disposizione un censimento completo del Fondo Liquidazione Istituto nazionale per i cambi con l’estero (INCE) – Versamento Ufficio italiano cambi (UIC), steso, dopo un’attenta analisi delle carte conservate nel Fondo, da Enrico Serventi Longhi, per conto dell’ANRP e in collaborazione con il personale dell’Archivio Centrale dello Stato.
Cuore della politica del commercio estero condotta dall’Italia nel periodo inter-bellico, l’INCE fu sciolto dalle autorità italiane, di concerto con gli alleati dopo la Seconda guerra mondiale.
Il Fondo è uno strumento prezioso per tutti gli studiosi interessati alla storia economica, politica, diplomatica e sociale dell’Italia fascista e poi della Repubblica. Lo dimostra – preceduto dall’introduzione di Brunello Mantelli – il saggio introduttivo del curatore, dedicato al contenzioso postbellico italogermanico su debiti e crediti rimasti inevasi.
Vengono così in primo piano continuità e cesure nella cultura economica italiana prima, durante e dopo la guerra.
Guerre e dopoguerra 5
Nascita della Turchia moderna
Gert Brojka – Novalogos 2021
Il volume descrive la nascita e lo sviluppo del nazionalismo turco e dell’idea di nazione nella compagine ottomana fino alla morte di Mustafa Kemal Atatürk (1938).
Una lunga introduzione descrive la nascita del nazionalismo turco nel XIX sec., attraverso le riforme di modernizzazione e le aperture imperiali alle nuove idee, specialmente dopo nascita degli Stati balcanici.
I fattori scatenanti nella nascita di una visione etnica nazionalista turca tra gli intellettuali ottomani furono, in un’ottica antagonista, emulatrice e belligerante, le tendenze nazionali delle altre popolazioni ottomane e l’imminente dissoluzione imperiale.
L’autore ripercorre, attraverso l’analisi dei più importanti volumi, riviste, articoli e testi, lo sviluppo del pensiero nazionale degli intellettuali ottomani riguardo la nascita imminente di uno Stato nazionale turco e, con l’avvento della Repubblica, si focalizza sulla creazione di una mitologia nazionale, analizzando i processi di trasformazione e di ingegneria sociale messi in atto dagli statisti, prima ottomani e poi divenuti, appunto, turchi.
Guerre e dopoguerra 3
Il reclutamento di manodopera dall’area veneta per l’economia di guerra nazionalsocialista 1943-1945
Brunello Mantelli – Novalogos 2020
Verona, stazione ferroviaria di Porta Vescovo. L’immagine in copertina rappresenta un luogo simbolico degli eventi, dei fatti e delle vicende umane raccontate nel volume. Da Verona Porta Vescovo passarono, dalla primavera del 1938 all’autunno del 1945, centinaia di convogli che trasportavano nei due sensi, dall’Italia alla Germania, uomini e donne a vario titolo coinvolti dall’alleanza che aveva legato i due più importanti regimi fascisti d’Europa. Prima, dal 1938 al 1942, vi transitarorno lavoratori e lavoratrici dell’agricoltura e dell’industria che sarebbero stati impiegati nella macchina produttiva tedesca; poi, dall’8 settembre 1943 all’aprile 1945, ebrei destinati ad Auschwitz, deportati politici, internati militari e nuovamente, lavoratrici e lavoratori questa volta prelevati e spediti a forza. Il Veneto, o meglio il Triveneto, comprendendovi cioè anche il Trentino, il Sudtirolo, il Friuli e la Venezia Giulia, rappresentava del resto un passaggio obbligato nel tragitto che univa la penisola italiana all’area germanofona, unificata dal marzo 1938 sotto un’unica statualità. Dei tre principali valichi che connettono l’Italia alla Mitteleuropa, Brennero, Chiasso e Tarvisio-Villach ben due, il primo e l’ultimo, si trovano in territorio triveneto, costituendo una tanto delicata quanto indispensabile arteria, tanto più negli ultimi venti mesi del conflitto, quando l’evolvere della situazione bellica rendeva le autorità di Berna sempre meno disponibili a concedere il transito a treni che portassero esseri umani o materiali bellici. Non per caso, proprio a Verona si insediò, dopo la crisi dell’estate 1943, l’occupazione tedesca e la nascita della RSI, il distaccamento in Italia dell’Ufficio centrale per la sicurezza del Reich, la massima istanza SS e di polizia del regime nazista. Il ruolo cruciale del Triveneto nel contesto della guerra merita perciò un’attenzione particolare.
Guerre e dopoguerra 2
Lavorare per il Reich. Fonti Archivistiche per lo studio del prelievo di manodopera per la Germania durante la repubblica sociale italiana
Giovanna D’Amico, Irene Guerrini, Brunello Mantelli – Novalogos 2020
Dal 1938 al 1945 più di un milione di italiani, uomini e donne, finirono a lavorare nella Germania nazionalsocialista, fino all’8 settembre 1943 alleata dell’Italia monarchicofascista, in seguito, e fino alla conclusione del conflitto, potenza occupante con il subalterno sostegno di un fascismo rinato in forma repubblicana: la RSI. Diversissimi i contesti e le situazioni in cui essi si trovarono: dalla parificazione parziale agli autoctoni nei primi quattro anni alla condizione di manodopera coatta dopo la crisi del Quarantatré; allo status di Internati Militari Italiani senza le protezioni garantite dal diritto internazionale per soldati e ufficiali caduti nella mani della Wehrmacht dopo l’armistizio; alle vittime di rastrellamenti e razzie; ai deportati politici nei Konzentrationslager; agli ebrei inviati ad Auschwitz e non uccisi subito dopo il loro arrivo. Lavorare per il Reich, prima guida alle fonti italiane, tedesche e di altri paesi, intende affiancare gli studi disponibili e stimolare nuove ricerche sul contesto e sui percorsi di chi si trovò coinvolto.
Guerre e dopoguerra 1
L’Italia in Albania 1939-1943
Giovanni Villari – Novalogos 2020
Il volume ripercorre gli anni tra il 1939 e il 1943, ossia quelli dell’Unione tra Italia e Albania. Un primo periodo fu segnato dalla costruzione dell’Albania fascista, dallo sviluppo di un regime collaborazionista e di un’amministrazione civile in cui furono coinvolti numerosi elementi della classe dirigente autoctona dell’epoca, ma che furono piegati agli interessi economici e strategici degli italiani. A tale fase, pur caratterizzata da importanti novità per la società albanese, seguì l’apertura delle ostilità con la Grecia. Essa mise in luce tutte le manchevolezze della macchina bellica fascista, che neanche la creazione della “Grande Albania” riuscì a mascherare. Il terzo e ultimo periodo vide farsi sempre più precario il controllo italiano oltre Adriatico. Al dissenso crescente, vero o presunto, il fascismo rispose con provvedimenti repressivi già adottati in Italia quali epurazioni o confino; la resistenza armata, sempre più organizzata, fu affrontata con rastrellamenti e rappresaglie, ma anche con concessioni e tentativi di accordo con le fazioni nazionaliste. Il mutamento delle sorti della guerra e il sopraggiungere dell’8 settembre 1943 segnarono tristemente la fine del sogno fascista di fare dell’Albania un fulgido esempio di esportabilità della propria dottrina e delle proprie strutture.