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Quanto dichiarato il 22 ottobre 2014 dalla Corte Costituzionale, cioè che “il principio dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione civile degli altri Stati, generalmente riconosciuto nel diritto internazionale, non opera nel nostro ordinamento, qualora riguardi comportamenti illegittimi di uno Stato qualificabili e qualificati come crimini di guerra e contro l’umanità, lesivi di diritti inviolabili della persona garantiti dalla Costituzione“,  per Enzo Orlanducci, presidente dell’ANRP – Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, è una decisione importantissima in base alla quale certamente i governi d’Italia e Germania dovranno trarre nuovi motivi di confronto.

La Consulta ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale delle norme di diritto interno che impediscono al giudice italiano di accertare l’eventuale responsabilità civile di un altro Stato per tali gravissime violazioni, commesse nel territorio nazionale a danno di cittadini italiani“.

La questione, che contemplava un conflitto tra diritti costituzionalmente tutelati, quelli dei cittadini ricorrenti, e quelli del rispetto delle norme del diritto internazionale, era arrivata alla Consulta dal Tribunale di Firenze che, chiamato a decidere su alcune cause civili di deportati e di loro familiari, si era trovato di fronte alla legge n.5 del 2013 che recepiva la pronuncia  del 3 febbraio 2012 della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, che negava la giurisdizione del giudice italiano nelle cause per i crimini del Terzo Reich, proprio perché quei crimini erano atti compiuti jure imperii, ossia nell’esercizio dei poteri sovrani della Germania. Il giudice fiorentino aveva pertanto sollevato dubbi sulla legittimità costituzionale di detta legge, per il possibile contrasto con gli articoli 2 e 24 della Costituzione, diritti inviolabili dei cittadini e diritto ad agire in giudizio, trasmettendo dunque gli atti alla Consulta.

Secondo l’avvocato Joaquim Lau – tedesco ma da anni residente in Italia, legale storico di ex deportati e internati – che ha “almeno una ventina di volte, e senza successo” difeso davanti a tribunali tedeschi e italiani i diritti delle vittime italiane, tra cui quelli intrapresi per i rappresentati dall’ANRP, tale decisione “non solo riconosce il diritto degli italiani che furono deportati dai nazisti ad agire in giudizio per ottenere un risarcimento, ma in astratto tutela anche gli altri cittadini, inclusi i tedeschi, affermando il principio che di fronte a crimini di guerra e contro l’umanità prevale il diritto al giudice in danno del principio dell’immunità giurisdizionale dello Stato responsabile“.

L’ANRP, che da sempre  è impegnata nella difesa dei diritti degli internati italiani (militari e civili) nei lager nazisti, vede nella decisione della Consulta, finalmente, l’affermazione del riconoscimento  “non solo morale” per chi è stato deportato e internato nei territori del Terzo Reich, pur prevedendo che la Germania farà sicuramente opposizione contro nuove azioni giudiziarie, forte del fatto che la sentenza della Corte dell’Aja è inappellabile. Tale orientamento, infatti,  si evince dalle parole del ministro degli esteri tedesco: “Il governo tedesco sta analizzando la sentenza. E in conseguenza di ciò saranno da decidere eventuali necessari passi per far valere l’interpretazione giuridica del governo tedesco, confermata appieno dalla Corte internazionale dell’Aja nel febbraio 2012“.

L’ANRP pur condividendo iniziative della “politica della memoria“,  intraprese dai governi italiano e tedesco, ha sempre ribadito che queste non possono sostituire quel risarcimento disatteso e che le vittime a tutt’oggi ancora aspettano, impegno peraltro già auspicato dalla Corte internazionale di Giustizia nella decisione del 2012 ove si legge che “Le richieste originate dal trattamento degli IMI, insieme ad altre richieste di cittadini italiani finora non regolate, possano essere oggetto di un ulteriore negoziato tra i due Paesi“. Una posizione, questa, manifestata apertamente dall’ANRP a Berlino, in occasione del Convegno tenutosi il 22 e 23 ottobre 2013 presso la Freie Universität  sul tema “Ipoteche del passato – L’Italia e la Germania nella Seconda guerra mondiale, tra esperienze e ricordo” e anche  ultimamente al Convegno del 9 e 10 ottobre 2014 all’Accademia Nazionale dei Lincei sul  tema “La composizione dei conflitti storici. Le commissioni storiche nelle tensioni fra storia, giustizia e culture della memoria“.
Per dare una risposta ad un contenzioso enorme e doloroso, è necessario, come ha dichiarato il presidente Orlanducci, che i governi di Italia e Germania prevedano, accanto all’importantissima azione intrapresa per una “politica della memoria“, come per esempio la realizzazione a Roma e a Berlino di un luogo da dedicare agli internati militari italiani, insieme alla costruzione del Libro commemorativo degli IMI Caduti nei lager, ampliato in un Lessico biografico, progetti portati avanti in Italia dall’ANRP,  l’istituzione di un organismo ad hoc, teso a risarcire le vittime del nazismo, previa valutazione di volta in volta dei singoli casi, in analogia con quello di “Memoria, responsabilità e futuro“.