ANNO 2019, In primo piano

a cura di Giovanni Cecini

Mediascape – Edizioni ANRP

In occasione del centenario della Grande Guerra anche l’ANRP – Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari, in aderenza agli scopi istituzionali ed ai compiti assegnati, nella piena consapevolezza del ruolo che svolge e che continuerà a svolgere “nella cultura della memoria”, ha voluto dare il suo contributo all’approfondimento degli studi su questo avvenimento storico organizzando, d’intesa con il Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma, un Convegno sulla partecipazione degli ebrei al primo conflitto mondiale dal titolo “Il rovescio delle medaglie. I militari ebrei italiani 1848-1948”.

Il Convegno, organizzato in due sessioni, ha tracciato nella prima parte le vicende storiche inerenti al contributo dei militari ebrei che hanno lottato e che sono morti per la difesa della propria Patria Italia; nella seconda ha affrontato e ricordato la consistente presenza ebraica nelle Forze Armate italiane fino all’anno 1938, quando, per le intercorse leggi razziali, si iniziò l’epurazione e il congedo di tutti gli ufficiali e soldati italiani di religione ebraica.

Un tema, quest’ultimo, poco conosciuto, magari anche scomodo, un vero e proprio gioco degli inganni, architettato con l’obiettivo di dare vitalità alla politica interna e accattivarsi le simpatie dei nazisti. Di riflesso, uno sguardo sulle amare sorti di alcuni di quegli uomini di religione ebraica in divisa, che fino ad allora avevano servito la Patria e onorato le Forze Armate.

Con questo Convegno si è voluto mettere in luce, come ha detto Aldo Astrologo, un aspetto della nostra Italia spesso sottaciuto o sminuito, affrontando diversi argomenti, quali: l’essere ebrei nel 1915, il rapporto tra fede e patriottismo, i rabbini militari, l’apporto degli ebrei all’assistenza sanitaria sul fronte, la prigionia dei militari ebrei, la loro presenza nella Guardia di Finanza e altro ancora.

La pubblicazione degli “Atti”, ultimo doveroso impegno dell’organizzazione di un Convegno di studi storici, è un fatto compiuto: il tutto nei tempi tecnici strettamente necessari, come era nostra determinazione e senza indulgere a un perfezionismo formale che si sarebbe inevitabilmente tramutato in infruttuose lungaggini.

Nel dare ordine al complesso materiale, scrupolo costante del curatore del volume è stato quello di offrire alle relazioni e agli interventi adeguata collocazione e di enucleare l’autentico contributo scientifico e storiografico dal più vasto contesto degli “Atti”. Un lavoro impegnativo quello affrontato da Giovanni Cecini (al quale si deve anche la relazione presentata nel corso del Convegno, Dallo Statuto albertino alle Leggi razziali).

I dieci mesi trascorsi dal Convegno a oggi non hanno privato di interesse i lavori medesimi che, anzi, alla rilettura, sembrano aver arricchito e rinvigorito la materia, nella sua interezza e complessità.

Ma se il ringraziamento sentito e affettuoso va a Cecini, un senso di gratitudine è doveroso rivolgere anche ad Anna Maria Isastia e Claudio Procaccia, ai quali risale la responsabilità – già fin da prima che il Convegno avesse inizio – sia della pianificazione che della conduzione, quali moderatori, delle sessioni. Infine un particolare ringraziamento agli illustri relatori che con i loro contributi hanno consentito alla migliore riuscita del Convegno.

Probabilmente quanti consulteranno gli “Atti” potranno rilevare qualche menda e imperfezione. Ma per le une e per le altre ci si accordino almeno l’attenuante della buona volontà e quella di aver voluto rispettare al ogni costo gli impegni assunti – come prima accennato – anche dal punto di vista dei tempi di pubblicazione. Ma siamo certi che i lettori troveranno qualche spunto atto a facilitare ogni eventuale nuova ricerca storiografica sulla materia.