ANNO 2010, In primo piano

A cura di Enzo Orlanducci, Emilio Gardini, Alessandro Feroli, Rosina Zucco

Prefazione di Luciano Zani
 
Mediascape – Edizioni ANRP

Il forte ritardo con cui la nostra storiografia ha iniziato a studiare le problematiche degli IMI, che possono essere inserite a pieno titolo tra le forme di resistenza al nuovo ordine mondiale disegnato dai nazisti e dai loro alleati fascisti, indica con estrema chiarezza come la vicenda dei militari internati nei lager germanici andò ad intrecciarsi con le varie questioni spinose legate alle tappe più importanti della storia dell’Italia contemporanea. Ciò nonostante oggi la storiografia sugli internati militari italiani abbia fatto dei passi avanti grazie al lavoro di storici tedeschi e italiani, di studiosi e giornalisti, di giovani ricercatori e, ovviamente, grazie alle testimonianze dirette e indirette di internati che hanno rivelato molti particolari delle loro esperienze.
Il diario di Giuseppe Lidio Lalli è uno di questi casi, più rilevante di altri per diverse ragioni. La prima è che si tratta di un diario coevo agli eventi e non rimaneggiato a posteriori, cosa che ovviamente ha sempre uno specifico valore aggiunto, centuplicato, nella vicenda degli IMI, dall’intreccio di molteplici fattori ideologici e politici che ne hanno prima sottodimensionato e poi sovradimensionato la portata. La seconda ragione sta nella scrittura particolarmente felice dell’autore del diario, che riesce a toccare con singolare acutezza, asciuttezza e mancanza di retorica, arricchite da una peculiare chiave di ironia “guareschiana”, tutti i molteplici aspetti della dimensione sociale, culturale e umana degli internati.
Il diario di Lalli è l’espressione dei più coerenti e intransigenti  tra coloro che si rifiutarono fino alla fine di lavorare per il Reich, rischiando per questo la deportazione e la morte nei campi di sterminio.