ANNO 2005

a cura di Enzo Orlanducci
prefazioni di Anna Maria Isastia e Maria Immacolata Macioti

2005 – pp. 168 – Edizioni ANRP

In occasione del 60° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, la Provincia di Ferrara, che mi onoro di rappresentare, ha accolto con grande convinzione e partecipazione questa iniziativa dell’ANRP, dedicata a quei militari italiani, che a seguito delle tragiche vicende dell’8 settembre del ’43, subirono la deportazione e l’internamento nei lager nazisti. Si trattò di circa 650.000 soldati, i quali, con una scelta pressoché univoca e corale rifiutarono qualunque collaborazione con la Germania e con la Repubblica Sociale Italiana.
La presente pubblicazione “Prigionieri senza tutela” vuole contribuire a far conoscere la drammatica esperienza vissuta dagli IMI (Internati Militari Italiani) che subirono violenze, umiliazioni e condizioni di vita al limite della sopportazione, costretti a lavorare per l’economia del Terzo Reich. Altri hanno giustamente detto che questi uomini furono “traditi–disprezzati–dimenticati”. A scrivere queste esatte parole è stato Gerhard Schreiber, rigoroso ed appassionato storico tedesco.
Le drammatiche pagine scritte dagli IMI, anche quelle dei nostri concittadini nella loro essenzialità e nella pulizia del racconto, hanno una straordinaria efficacia che non mancherà certo di parlare al cuore delle giovani generazioni.
Sono storie umane, nonostante il contesto disumano nel quale vennero consumate. Gli accenti sono toccanti, proprio perché scevri di quella retorica che a volte inquina la commemorazione dei fatti del passato. Attraverso i “frammenti” delle loro storie si può ricostruire sia l’atteggiamento tedesco verso gli internati italiani, in particolare le direttive per il loro sfruttamento come forza lavoro nell’industria bellica, sia le condizioni materiali di vita e di lavoro che ne segnarono la dolorosissima prigionia, fino al rientro in patria, alla fine della guerra.
E di questo siamo grati all’ANRP, per averci aiutato a ricordare tutti quegli uomini che furono costretti a subire la violenza e la barbarie di un regime, che sconvolse il mondo con una sanguinosissima guerra e che si rese colpevole per sempre di orrori, le cui dimensioni ancora oggi ci appaiono semplicemente spaventose.
Questa pubblicazione, curata da Enzo Orlanducci, ci consente di riflettere su un aspetto troppo spesso trascurato, o addirittura dimenticato, ma che riguarda da vicino e in modo tragico la nostra storia, e ci dà la speranza di proseguire il nostro impegno a contrastare l’oblio, perché non si ripeta quel tragico destino secondo cui chi dimentica gli errori del passato è destinato a riviverli.

Pier Giorgio Dall’Acqua
Presidente Provincia Ferrara

 

La Fondazione Archivio Nazionale Ricordo e Progresso, istituita dall’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento e dalla Guerra di Liberazione, in occasione del 60° anniversario vuole ricordare la Liberazione dei 650.000 IMI, Internati Militari Italiani, dai lager nazisti.
L’ANRP ha elaborato il progetto “Prigionieri senza tutela: con occhi di figli racconti di padri internati” per dar vita, in tutte le regioni e/o province in cui è possibile, a un volume commemorativo che presenti due sezioni comuni:
1. la cronologia degli avvenimenti dal 1943 al 1945;
2. una ricerca condotta, d’intesa con la Facoltà di Sociologia dell’Università “La Sapienza”, sui figli degli IMI, attraverso interviste che facciano riaffiorare i ricordi e diano conto delle ripercussioni familiari causate dalla tragedia vissuta dai padri;
e una terza sezione differenziata provincia per provincia con alcune testimonianze “dal frammento alla Storia” con l’elenco degli IMI aderenti alle locali sezioni dell’ANRP.
La tragedia degli IMI è una delle pagine più buie della nostra storia contemporanea; uomini “traditi, disprezzati e dimenticati” come furono definiti da un insigne storico tedesco e che noi riteniamo anche “beffati” da una recente serie di azioni condotte dalla Germania, nell’indifferenza dell’Italia.
Poiché crediamo che la memoria del passato sia utile e vivificante per un futuro migliore a livello sociale, politico e culturale, questo lavoro può essere un invito a riflettere e a ponderare.