a cura di Anna Maria Isastia
Mediascape – Edizioni ANRP
Nella prima guerra mondiale l’incontro con la morte di massa ha assunto dimensioni mai sperimentate in passato. contro le migliaia di morti delle tante guerre combattute nel diciannovesimo secolo si ergono gli oltre tredici milioni di caduti, cui si devono aggiungere i tanti tornati devastati nel corpo e nella mente e ancora i milioni di morti falcidiati dall’epidemia di spagnola diffusa dagli eserciti.
Nel 1990 George L. Mosse ha pubblicato una preziosa ricerca sul mito dei caduti, cioè sulla necessità sentita dai governi di tutti i paesi in guerra di dare adeguata sepoltura ai combattenti deceduti, costituendo commissioni incaricate di commemorare i caduti in guerra.
Questo compito consolatorio fu adempiuto sia a livello pubblico sia a livello privato “in nome della rievocazione della gloria piuttosto che dell’atrocità della guerra, del suo senso e della sua finalità piuttosto che della sua tragedia”1. ci fu la spinta collettiva alla costruzione di un mito indirizzato a mettere in risalto il valore del combattente e del suo sacrificio lasciando sullo sfondo l’orrore della morte in guerra, anonima e spesso inutile. Bisognava rendere accettabile un passato doloroso vissuto e consumato in nome della patria.